lunedì 18 luglio 2011

Contro ogni liberalismo "cattolico": Cristo Re della Città umana

Dopo un sacco di tempo, riprendiamo le pubblicazioni proponendo l'omelia della Pentecoste 1985 a Chartres, pronunciata da dom Gérard Calvet O.S.B. (1927-2008), fondatore e primo abate del monastero Sainte-Madeleine di Le Barroux. Dal sito Una Fides.

Nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo. Così sia.
Cari pellegrini di Notre-Dame,
Eccovi infine riuniti in compagnia dei vostri angeli custodi, presenti anch’essi a migliaia, che salutiamo con affetto e riconoscenza, al termine di questo ardente pellegrinaggio pieno di preghiere, di canti e di sacrifici, e già parecchi tra di voi hanno ritrovato la veste bianca dell’innocenza battesimale. Quale felicità!
Eccovi riuniti per grazia di Dio nella navata di questa cattedrale benedetta, sotto lo sguardo di Notre Dame de la Belle Verrière, una delle più belle immagini della Santissima Vergine. Immagine davanti alla quale sappiamo che san Luigi è venuto a inginocchiarsi dopo un pellegrinaggio compiuto a piedi nudi.
E questo non ci basta a ridarci il gusto delle nostre radici cristiane e francesi? Vi ringraziamo, cari pellegrini, perché in onore di questa Vergine santa voi vi siate messi in marcia a migliaia, e sono migliaia di voci che escono da migliaia di petti, di tutte le età e di tutte le condizioni, che ci danno questa sera l’immagine la più bella e la più viva della cristianità.
Vi ringraziamo di presentarvi ogni anno come una parabola vivente, perché quando nel corso di questi tre giorni di marcia verso il santuario di Maria voi avanzate pregando e cantando, esprimete la condizione stessa della vita cristiana, che è di essere un lungo pellegrinaggio e una lunga marcia verso il paradiso. E questa marcia finisce nella chiesa, che è l’immagine del santuario celeste.
La vita cristiana è una marcia, spesso dolorosa, che passa per il Golgota, ma rischiarata dagli splendori dello Spirito. E che sfocia nella gloria. Ah, possono perseguitarci, ma non permetto che ci si compatisca. Perché noi apparteniamo a una razza d’esiliati e di viandanti, dotati di un prodigioso potere d’invenzione, ma che rifiuta - è la sua religione - di lasciarsi distogliere lo sguardo dalle cose del Cielo.
Non è forse quello che canteremo tra poco alla fine del Credo?: Et exspecto - e attendo - Vitam venturi saeculi - la vita del secolo futuro. Oh, non un’età dell’oro terrestre, frutto di una supposta evoluzione, ma il vero paradiso di Dio, di cui Gesù parlava quando disse al buon ladrone: “Oggi sarai con me in paradiso”.
Se noi cerchiamo di pacificare la terra, di abbellire la terra, non è per sostituire il Cielo, ma per servigli da scala.
E se un giorno, di fronte alla barbarie montante, dovremo prendere le armi in difesa delle nostre città carnali, è perché esse sono, come diceva il nostro caro Péguy, “l’immagine e l’inizio e il corpo e l’assaggio della casa di Dio”.
Ma anche prima che suoni l’ora di una riconquista militare, non è forse permesso parlare di crociata, almeno quando una comunità si trova minacciata nelle sue famiglie, nelle sue scuole, nei suoi santuari, nell’anima dei suoi bambini?
E parimenti, cari amici, noi non abbiamo paura della rivoluzione: temiamo piuttosto l’eventualità di una controrivoluzione senza Dio.
Questo significherebbe rimanere chiusi nel ciclo infernale del laicismo e della desacralizzazione. Non ci sono parole per significare l’orrore che deve ispirarci l’assenza di Dio nelle istituzioni del mondo moderno. Guardate l’ONU: architettura curata, aula gigantesca, bandiere delle nazioni che sventolano nel cielo. Niente crocifisso!
Il mondo si organizza senza Dio, senza riferimento al suo Creatore. Immensa bestemmia! Entrate in una scuola di Stato: i fanciulli vi sono istruiti su tutto. Silenzio su Dio! Scandalo atroce! Mutilazione dell’intelligenza, atrofia dell’anima - senza parlare delle leggi che permettono il crimine abominevole dell’aborto.
Ciò che è più triste, cari fratelli, e più vergognoso, è che la massa dei cristiani finisce per abituarsi a questo stato di cose. Non protestano, non reagiscono. Oppure, per darsi una scusante, invocano l’evoluzione dei costumi e delle società. Che vergogna!
Vi è qualche cosa di peggio del rinnegamento dichiarato, diceva uno dei nostri, è l’abbandono dei princìpi col sorriso sulle labbra, scivolare lentamente dandosi arie di fedeltà. Non è un odore putrido quello che esala dalla civiltà moderna?
Ebbene, contro questa apostasia della civiltà e dello Stato, che distrugge le nostre famiglie e le nostre città, noi proponiamo un grande rimedio, esteso all’intero corpo, proponiamo l’idea-forza di ogni civiltà degna di questo nome: la cristianità.
Che cos’è una cristianità? Cari pellegrini, voi lo sapete e ne avete appena fatto l’esperienza: la cristianità è un’alleanza del sole e del cielo, un patto sigillato col sangue dei martiri fra la terra degli uomini e il paradiso di Dio, un gioco candido e serio, un umile inizio della vita eterna. La cristianità, cari fratelli, è la luce del Vangelo proiettata sulle nostre patrie, le nostre famiglie, sui nostri costumi e i nostri mestieri. La cristianità è il corpo carnale della Chiesa, il suo baluardo, la sua iscrizione temporale.
Le cristianità per noi francesi è la Francia gallo-romana, figlia dei suoi vescovi e dei suoi monaci. È la Francia di Clodoveo convertito da santa Clotilde e battezzato da san Remigio. È il Paese di Carlo Magno consigliato dal monaco Alcuino, entrambi organizzatori delle scuole cristiane, riformatori del clero, protettori del monasteri.
La cristianità per noi è la Francia del XII secolo, coperta da un bianco mantello di monasteri, ove Cluny e Cîteuax gareggiavano in santità, ove migliaia di mani giunte, consacrate alla preghiera intercedevano notte e giorno per le città temporali.
È la Francia del XIII secolo, governata da un santo re, figlio di Bianca di Castiglia, che invitava alla sua mensa san Tommaso d’Aquino, mentre i figli di san Domenico e di san Francesco si lanciavano sulle strade e nelle città a predicare il Vangelo del Regno.
La cristianità in Spagna è san Ferdinando, il re cattolico; è Isabella di Francia, sorella di san Luigi, che rivaleggiava col fratello in pietà, in coraggio e in intelligente bontà.
La cristianità, cari pellegrini, è il mestiere delle armi, temperato e consacrato dalla cavalleria, la più alta incarnazione dell’idea militare; è la crociata ove l’epopea è messa al servizio della fede, ove la carità si esprime con il coraggio e il sacrificio.
La cristianità è lo spirito laborioso, il gusto del lavoro ben fatto, il nascondersi dell’artista dietro la sua opera. Conoscete il nome degli autori di questi capitelli e di queste vetrate? La cristianità è l’energia intelligente e inventiva, la preghiera tradotta in azione, l’utilizzazione di tecniche nuove e ardite. È la cattedrale, slancio vertiginoso, immagine del cielo, immenso vascello ove il canto gregoriano si eleva unanime per ridiscendere in nappe silenziose nei cuori pacificati.
La cristianità, fratelli miei - siamo sinceri -, è anche un mondo minacciato dalle forze del male, un mondo crudele dove si affrontano le passioni, un paese in preda all’anarchia, il reame dei gigli saccheggiato dalla guerra, gli incendi, la carestia, la peste che semina la morte nelle campagne e nelle città.
Una Francia infelice, privata del suo re, in piena decadenza, votata all’anarchia e al sacco. Ed è in questo universo di fango e di sangue che l’humus della nostra umanità peccatrice, arrossata dalle lacrime della preghiera e della penitenza, fa germogliare il più bel fiore della nostra civiltà, la figura la più pura e la più nobile, lo stelo più diritto che sia nato sul nostro suolo di Francia: Giovanna di Domrémy.
Santa Giovanna d’Arco finirà di dirci che cos’è una cristianità. Non è soltanto la cattedrale, la crociata e la cavalleria; non è solo l’arte, la filosofia, la cultura e i mestieri degli uomini, che salgono verso il trono di Dio come una santa liturgia. È anche e soprattutto la proclamazione della regalità di Gesù Cristo sulle anime, le istituzioni e i costumi. È l’ordine temporale dell’intelligenza e dell’amore sottomesso alla altissima e santissima regalità del Signore Gesù.
È l’affermazione che i sovrani della terra non sono che i luogotenenti del re del Cielo.“Il regno non è a voi, dice Giovanna d’Arco al delfino. È a Messere. - E qual è il vostro Sire? viene chiesto a Giovanna. - È il re del Cielo, risponde la giovane, ed egli ve lo affida affinché lo governiate in suo nome”.
Quale allargamento delle nostre prospettive! Quale visione grandiosa della dignità dell’ordine temporale. In un brano che colpisce, la pastorella di Domrémy ci consegna il pensiero di Dio sul regno interiore delle nazioni.
Perché le nazioni - e la nostra in particolare - sono famiglie amate da Dio, amate a tal punto che Gesù Cristo, dopo averle raccolte e lavate col suo sangue, vuole ancora regnare su di esse con un regno tutto di pace, di giustizia e d’amore che prefigura il Cielo.
“Francia, sei fedele alle promesse del tuo battesimo?” chiedeva il Papa cinque anni orsono. Santissima Vergine Maria, Nostra Signora di Francia, Nostra Signora di Chartres, noi vi chiediamo di guarire questo popolo infermo, di rendergli la sua purezza di infante, il suo onore di figlio. Noi vi chiediamo di rendergli la sua vocazione terriera, la sua vocazione rurale, le sue famiglie numerose che si curvano con rispetto e amore sulla terra che le nutre. Questa terra che ha saputo produrre, nel corso dei secoli, un pane onesto e frutti di santità.
Santissima Vergine, rendete a questo popolo la sua vocazione di soldato, di lavoratore, di poeta, di eroe e di santo. Ridateci l’anima della Francia!
Liberateci da questo flagello ideologico che violenta l’anima di questo popolo. Hanno cacciato il crocifisso dalle scuole, dai tribunali e dagli ospedali. Fanno in modo che l’uomo sia educato senza Dio, giudicato senza Dio e che muoia senza Dio.
È dunque a una crociata e a una riconquista che noi siamo chiamati. Riconquistare le nostre scuole, le nostre chiese, le nostre famiglie.
Allora, un giorno, se Dio ce ne fa la grazia, noi vedremo, al termine dei nostri sforzi, venire a noi il volto radioso e tanto amato di quella che i nostri avi chiamavano la dolce Francia. La dolce Francia, immagine della dolcezza di Dio.
Ci sarà consentito, questa sera, davanti a migliaia di pellegrini, di parlare della dolcezza di Dio?
È un monaco che vi parla. E la dolcezza di Dio, voi lo sapete, ricompensa al di là di ogni previsione le battaglie che i suoi servitori combattono per il Regno.
Dolcezza paterna di Dio. Dolcezza del crocifisso. O dolce Vergine Maria, avvolgete in un manto di dolcezza e di pace le nostre anime che affrontano dure battaglie.
L’anno prossimo è a tutta la cristianità che noi diamo appuntamento ai piedi di Nostra Signora di Chartres, che sarà ormai la nostra Czestochowa nazionale.
Lo Spirito Santo vi illumini, la santissima Vergine vi protegga e l’esercito degli angeli vi protegga. Così sia

giovedì 17 settembre 2009

Padre Cornelio Fabro, C. S. S.


Cornelio Fabro, nei misteriosi disegni di Dio sarebbe divenuto sacerdote nella Congregazione delle Sacre Stimmate(C.S.S.), filosofo e teologo.
Appassionato linguista (tradusse e curò personalmente testi di Kierkegaard dal danese, Hegel, Feuerbach e Marx dagli originali in tedesco), chiarissimo docente in diversi Atenei in Italia e nel mondo, organista, da molti ritenuto il tomista più illustre del Novecento.
Il tutto senza mai perder quell'ardore pastorale che lo portava a frequentare assiduamente la gente della sua piccola parrocchia al Flaminio e a giocare a calcetto, nel cortile dell'oratorio, coi ragazzi del quartiere.

"P. Cornelio Fabro nacque il 24 agosto 1911 (all’ottavo mese di gravidanza) a Flumignano, paesello lontano 18 chilometri da Udine. Fino al quinto anno fu affetto da impotenza motoria, che gli impedì di parlare e camminare. Si esprimeva a segni, perché sebbene non potesse parlare, riusciva a capire. Ad aggravare il suo stato si aggiunse una tremenda anoressia con rifiuto del cibo e pianto continuo. Riusciti vani tutti i tentativi di cura, il p. Guardiano dei Cappuccini ebbe l’ispirazione di inviarlo al Santuario della Madonna delle Grazie in Udine. Appena la madre con slancio di fede posò il figlioletto sull’altare della Vergine, il bambino smise di piangere e fece un ampio sorriso.
Era guarito.
Seguirono gli spaventi e le privazioni della prima guerra mondiale. A quattro anni non ancora compiuti è colto da tifo nero e giunge agli estremi.
Provvidenzialmente arriva in paese una compagnia di artiglieri con il medico, il quale prepara un infuso e glielo applica. Al mattino "il malatino" è sfebbrato e fuori pericolo.
Nell’estate del 1915 è colpito da una dolorosissima mastoidite. Verrà operato nell’ospedale di Udine, dove rimarrà degente fino alla primavera del 1916. Impossibilitato a frequentare le elementari, apprende i primi elementi, stando a casa, dal fratello maggiore. Solo in terza riesce ad andare regolarmente alla scuola del paese. Per frequentare la quarta deve portarsi a piedi quotidianamente a Talmassons, e riesce a primeggiare su tutti i suoi compagni."

Cornelio Fabro, maestro ed amico, Nello Dalle Vedove, C.S.S.


mercoledì 9 settembre 2009

Premiato Bagno Kabul ( già Bagno Maria )


Sembra quasi di sentirle, ancora rabbiose, ancora piene di voglia di riscatto, sfilare per le strade sotto le mie finestre:

....Io sono mia!
...Fuori il Vaticano dalle nostre mutande!
...Una donna ha bisogno di un uomo come un pesce di una bicicletta!

...L'utero è mio e lo gestisco io!

...O prete, chiuditi la bocca: il corpo delle donne non si tocca!
....Mai più nessuna legge, nessun compromesso sulla nostra pelle!
....laicità, autodeterminazione, antifascismo, liberazione, cittadinanza!!!!!

Ma poi, sotto le finestre, solo il porfido rovente del lastricato, e un bimbo che s'affanna a recuperare la palla lanciata ad un compagno di giochi, troppo provato dal sole di fine agosto per rialzarsi dal suo spicchio d'ombra..

Ma dove saranno, penso io.. dove mai saranno le vestali del femminismo made in the '70ies.. dove le vessillifere di tali nobili ideali?..
A quale nuovo progetto stanno lavorando, quale nuova battaglia, quale nuova conquista hanno nel mirino?
Ecco che Repubblica, sempre molto attenta alle nuove battaglie del "Girl Power" (Miriam Mafai è pur sempre una girl ), dà voce ad un nuovo fronte di lotta per l'emancipazione della donna: il burkini.

Eh già.. vuoi mettere?!

"Bagno con il burqini per contestare l'ordinanza del sindaco di Varallo Sesia, Gianluca Buonanno, parlamentare della Lega, che vieta l'uso del costume tutt'uno con il burqa, indossato nelle donne musulmane in piscine e fiumi. Protagoniste dell'iniziativa due esponenti del Pd, la senatrice Magda Negri e Sara Paladini, che si sono immerse nel Sesia, accompagnate da altri esponenti del Pd, tra cui l'assessore torinese Roberto Tricarico."

Però!
Senatrici, esponenti provinciali, assessori.. per il burkini!

Perchè, da oggi, dopo "mignottopoli", dopo la RU486 al McDrive dei consultori..: burkini è libertà!


Mica come da noi... nel lontano 1989 (avevo 5 anni..)..quando in colonia estiva a Cesenatico (la Giovanni XXIII), le suore facevano il bagno "a'mmare" con noi piccoletti..

Nel 1989, non 2009..
Delle suore canossiane, non certo delle liberal di sinistra...
In costume da bagno "civile", senza velo... non in uno scafandro modello "Gennaio a Kabul"...

Ma si sa.. la Chiesa si ostina a rifiutare il progresso...non capisce.. non sta al passo coi tempi..

giovedì 9 luglio 2009

Toniolo


"...l'ammaestramento fornito di urgente necessità pratica: - che cioè è indispensabile essere cristiani in tutta la pienezza della parola, senza reticenze, ambagi, transazioni, per essere uomini adatti al compito immenso di questo tempo di lotta e di rinnovamento sociale; che, per il connubio inscindibile del sovrannaturale colla natura, noi non ci sentiamo mai tanto uomini, quanto allora che siamo completamente cristiani; che non diventiamo mai così operosi e vittoriosi cittadini di questa terra, che quando siamo fedeli contemplatori del cielo; e che infine nessuna società arriva a perfezione civile, se non in quanto si immedesimi colla civiltà cristiana e colla missione divina della Chiesa quaggiù".

Giuseppe Toniolo

venerdì 26 giugno 2009

Cum gloriosis Martyribus qui Tibi a saeculo placuerunt


In una Ekklēsía che pretende di amare il mondo e l'umanità più di quanto non l'amó il Suo Fondatore...
...in cui l'antropologia prende il posto della Metafisica;
...dove in Cattedra salgono Kant, Hegel e Heidegger;
...dove la Rivelazione e l'Alleanza cedono il passo all'Io e all'esperienza magistra vitae;
...dove le scienze umane, naturali e psicologiche snobbano la Grazia, la Dextera Domini quae facit Virtutem;
...dove l'omologazione ecumenica (inclusiva anche dei non-credenti, libertini, nichlisti..) diviene inevitabilmente confuso relativismo etico;

....coloro che si distinguono semplicemente per voler rimanere fedeli a se stessi, "peccano" di protagonismo, di "neofarisaismo" (sic!) e sono condannati ad apparire autoritari, "ultraconservatori", "fondamentalisti" quando sostengono con forza le proprie ragioni.

mercoledì 24 giugno 2009

Panini, bibbite, bloody mary, pizzette, ostie, venghino siòri venghino!



Ora sì che i Cattolici.. ma che dico i Cattolici, TUTTI i Cristiani di tutti i Cristi possibili immaginabili del globo terracqueo ed oltre HANNO FINALMENTE CAPITO.

Non la profezia di Isaia, non più nemmeno le parole del Cristo vivo, non più la rivelazione Evangelica sulle sponde del Fiume Giordano..e nemmeno più lo Spirito negli Atti degli Apostoli e negli scritti di Pietro, Paolo e Giovanni.. non più più San Tommaso D'Aquino che in uno dei suoi testi meditava e pregava: "me immundus munda Tuo Sanguine, cuius una stilla salvum facere totum mundum quit ab omni scelere.."..e dunque nemmeno più S. Paolo Danei della Croce, santo fondatore dei Padri Passionisti cui alla Pontificia Università Gregoriana é riservata la Cattedra Sapientia Crucis.

Sabato Santo, A. D. 2009

Robert Zollitsch, Arcivescovo di Friburgo, presidente della Conferenza Episcopale tedesca, rilascia, durante un'intervista televisiva, una dichiarazione BOMBA.

Giornalista:
"Ieri era Venerdí Santo, il giorno in cui Gesù fu crocifisso e, secondo la tradizione teologica, morí per i peccati degli uomini. Questa antica interpretazione é ancora attuale?"

Zollitsch:
"Questa questione é oggi molto dibattuta. Non é morto a causa dei peccati degli uomini, perché Dio volesse sacrificare un "capro espiatorio"; Egli ha piuttosto voluto solidarizzare fino in fondo con noi uomini, con la nostra natura umana e col nostro dolore e la nostra morte, e ci ha dimostrato come ogni dolore, ogni sofferenza di noi uomini vengano accolti da Dio alla nostra morte, e vengano da Lui trasformati in Suo Figlio, Gesù Cristo.
DAS IST FÜR MICH DIESE GROSSE PERSPEKTIVE, questa é per me una grande prospettiva, questa "terribile" solidarietà, che si spinge al punto tale che tutta la sofferenza che io provo.. e persino quando mi soffermo a meditare sul lato oscuro del significato del dolore e della morte.. allora diviene per me "das Entscheidende", la cosa decisiva che tutto questo é già stato, con me e per me, portato da Gesù Cristo, che é stato innalzato con Lui, che Lui mi guida e sostiene con la Sua luce nel cammino.. Ecco, é proprio in quei momenti che non sono solo: lì con me c'é Dio.
E questo é lo straordinario messaggio del Venerdì Santo."

Giornalista:
"Quindi Lei, non la formulerebbe più così, diciamo, che Dio ha inviato e sacrificato il Suo unico Figlio perchè noi uomini eravamo nel peccato?.."

Zollitsch:
"No.
Ha lasciato a noi il Suo unico Figlio a riprova della Sua solidarietà con noi, fino all'ultimo nostro momento, fino alla morte, per dimostrarci quanto noi siamo preziosi per Lui.. per testimoniarci che é con noi in ogni situazione..."



Orbene.
Lasciando che questa cricca di teosofi si masturbi al pensiero della "terribile solidarietà", ci domandiamo e chiediamo:
Mons. Williamson ha sopportato su di sè gli strali dell'opinione pubblica mondiale (Iran e qualche cantone svizzero escluso..) e la severa condanna della Santa Sede per alcune (detestabili) opinioni personali relative a vicende storiche..
Sua Santità si affrettò a dichiarare che un Vescovo parla con autorità solo in materia di Fede.

Ora invece, abbiamo un Vescovo che pubblicamente nega, e nega con un "NO" tanto secco, deciso e sferzante, una Somma Verità della Chiesa, indiscussa perfino dai protestanti afroamericani de "Oh happy day (x4).. when Jesus washed(x4)... He washed my sins away.. oh happy day..."..
E nemmeno lo nega proponendo un "penso personalmente che.." (che già sarebbe grave..) Ma lo nega senza possibilità di appello.
"Nein". È così, e basta. Per duemila anni, abbiamo scherzato.
Adesso, c'é una nuova, grande, grandiosa prospettiva!
Venghino, siòri, venghino!

E la Santa Sede?
Sarà forse colpa dell'afosa, calda estate romana.. ma ancora non s'é mossa foglia.
Quale sarà la compatibilità della vita sacramentale con la nuova prospettiva? Perché battezzarmi, confessarmi, partecipare alla S. Messa.. pregare..il Rosario.. i digiuni.. Perché?

Se é solo "per solidarietà", francamente, non mi interessa.
Se é solo "per solidarietà, caro Robert, allora é una presa in giro colossale.
È la solidarietà di chi ti fa nascere, ti fa soffrire, morire.. e ti prende persino in giro! Una pacca sulle spalle e "ti sono solidale".

Se invece é ( come in verità é, che piaccia o no a Roby) per Elezione e Redenzione, per Missione e Santificazione, allora la Vita é tutta da consacrare al Cristo della Croce.

eh... mala tempora currunt.. E Zollitsch, é un maratoneta ben inserito nella corsa.

lunedì 22 giugno 2009

A volte ritornano (2)

La notizia è di quelle che fanno gioire ogni cattolico preoccupato di "custodire la propria intelligenza a una temperatura indipendente dalla società in cui vive": la casa editrice veronese Fede & Cultura ristamperà a breve il capolavoro indiscusso del Servo di Dio Tomas Tyn (1950-1990), Metafisica della sostanza. Partecipazione e analogia entis. Il libro, pubblicato originariamente nel 1991 dalle Edizioni Studio Domenicano, è attualmente esaurito. Ma la sana philosophia non muore mai: è perennis.

venerdì 19 giugno 2009

Un libro fondamentale


Finalmente un teologo di vaglia pone le domande fondamentali sul Concilio Vaticano II: il libro Concilio Ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare, di Monsignor Brunero Gherardini può essere richiesto scrivendo a CASA MARIANA EDITRICE, Via dell'Immacolata, 83040 Frigento (Av) telefonando o inviando un fax allo 0825.444015 - 444391 oppure rivolgendosi alla Chiesa Maria SS. Annunziata, Via Lungo Tevere Vaticano, 1 - 000193 Roma. Tel. 06.6892614 (apertura: 9.00 – 12.00; 16.00-20.00) . Tutti i libri di "Casa Mariana Editrice" non hanno un prezzo commerciale ma vengono ripagati con un'offerta a secondo della disponibilità e bontà dei lettori.

mercoledì 3 giugno 2009

martedì 12 maggio 2009

Un Tedesco e Il Muro



Ai piedi del Muro,

madido resta l’asfalto..

I cuori covano lutti;

fa amaramente freddo.


Tutt’intorno al Muro

si riflette la luna.

Le case sono in lutto,

cadute in rovina.


Al di qua,

al di là del Muro,

resta una legge:

tracce di lutto

mieton tempesta.


Le ombre del Muro,

e un uomo, muto.

Scritte che gridano il lutto

sulle forti fondamenta.


Ai piedi del Muro

attende la morte, con impazienza.

Segni di lutto.

Mimica dell’umana miseria.

[...]


Marcel Hermann, Berlin 1986

(trad. dal tedesco di A. Giovanardi)

mercoledì 6 maggio 2009

Bella premunt hostilia.

Altro esaltante episodio della tragicommedia ispirata alla democrazia liberale di matrice e ispirazione zapateriana Sic transit stercus mundi :




Argentina, 17 Agosto 2008.

Immagini dalla manifestazione per l'incontro annuale femminista e pro-aborto; ogni anno, tale manifestazione si concludeva con la "presa" della Cattedrale locale.
Nel 2008, invece, le manifestanti per la pace, la tolleranza e i diritti civili, al termine del corteo hanno trovato, sul sagrato della Cattedrale di Neuquén un gruppo di giovani in preghiera, intenzionati ad impedire, con la loro presenza e la recita del Rosario, che la Cattedrale venisse profanata.

Risultato? Urla, sputi, insulti, bestemmie, lancio di oggetti, atti vandalici e volgarità di ogni sorta contro quel gruppo di ragazzi e ragazze raccolti sobriamente in preghiera.

La parte comica della tragicommedia sono indubbiamente le dichiarazioni delle organizzatrici durante l' intervista, sconfessate prontamente dalle immagini del servizio:

Così un'organizzatrice:
"Donne che si son presentate in maniera diversa, truccate, mascherate, con canti, documenti, bandiere" (..neanche stesse parlando del Carnevale di Rio..)- prontamente il giornalista ribatte sarcastico: "ma non é che fossero pure un po' aggressive? Contro monumenti, se vogliamo, dal valore storico come la Cattedrale?"-
Risposta: " Non ne so nulla.. Pero, bueno..Fa parte comunque delle distinte maniere espressive che abbiamo noi donne"..

La seconda organizzatrice, interpellata, afferma: "Noi non siamo nessuno per stabilire se quel che é stato fatto sia "bene o male".. Il nostro compito come organizzatrici é assicurare che las compañeras possano esprimersi in modo pieno, democratico e pacifico.."
-seguono immagini di ragazze che lanciano oggetti contro persone di fronte ad una chiesa...-

Dopo una serie di immagini shock, la nostra beniamina continua il delirio:
"Come commissione organizzatrice possiamo garantire che non vi é stato alcun eccesso che possa aver messo in pericolo l'integrità fisica di chicchessia.."
Un'altra "donna" (almeno, deduco che lo sia..) sente il bisogno di rilanciare: "Abbiamo lasciato le strade totalmente pulite!"

Ah beh... allora! Son state più civili delle "nostre", che a Bologna colpirono Giuliano Ferrara con le uova, sporcando inevitabilmente il muro retrostante.

giovedì 30 aprile 2009

Il ritorno di Iota unum


Ne abbiamo già parlato più volte, ma ripetersi non nuoce. Iota unum, il grande capolavoro del filosofo italo-svizzero Romano Amerio, is back. Sarà disponibile tra quindici giorni nelle librerie, ma si può già richiederlo alla casa editrice Fede & Cultura che ne ha curato la ristampa. Possiedo il volume e devo dire che, pur non disconoscendo l'eleganza della vecchia edizione Ricciardi, questa nuova veste editoriale si presenta in modo egregio ed è certamente più maneggevole. Contributi introduttivi di mons. Luigi Negri, di don Divo Barsotti e di p. Giovanni Cavalcoli.

Auguro una buona lettura (o rilettura) a tutti con una bella citazione tratta dal paragafo 90:

"Il cattolicismo rifiuta ogni dipendenza di uomo da uomo. La dipendenza che professa è quella dell'uomo dalla propria essenza, quella insomma che esclude il principio di creatività. Essendo le essenze, come tali, forme divine increate e, come esistenze, partecipazioni di quelle, uscite all'atto per creazione, questa dipendenza è ultimamente una dipendenza dall'Essere primo. L'uomo che si fa consapevole di questa dipendenza e la assume, fa un atto di obbedienza morale all'essere divino".

lunedì 27 aprile 2009

100 anni sprecati

Domanda di Piergiorgio Odifreddi: Crede in Dio? Risposta di Rita Levi Montalcini: Sono atea. Non so cosa si intende per credere in Dio.

domenica 19 aprile 2009

Femmes savantes

La donna "intellettuale" fa l'errore di prendere sul serio gli argomenti seri che sono il gioco degli uomini.

martedì 14 aprile 2009

Progresso, crescita e abbondanza.


Sono le nostre società industriali e productivistes, contrariamente a certe società primitive, ad essere dominate dalla "rarità", dall'ossessione per la rarità caratteristica dell'economia di mercato.

Più si produce, più si accentua l'allontanamento irrimediabile dal termine finale, ossia l'abbondanza - definita come l'equilibrio della produzione umana e delle finalità umane.

Dato che in una société de croissance ad essere soddisfatti sono i bisogni stessi dell'ordine di produzione, sempre maggiormente soddisfatti a misura della crescita/aumento della produttività, e NON invece i bisogni dell'uomo, sulla misconoscenza dei quali si basa al contrario tutto il sistema, risulta chiaro che l'abbondanza regredisce indefinitamente.


Erano invece i popoli dei "cacciatori-raccoglitori" ( ossìa le tribù nomadi primitive ) a conoscere la vera abbondanza malgrado la loro "povertà" assoluta.
I primitivi non possedevano nulla in proprio, non erano ossessionati dai loro oggetti, che gettavano a seconda delle necessità, per potersi meglio spostare di volta in volta, seguendo i ritmi del tempo, il mutare delle stagioni e le migrazioni della cacciagione.

Non conoscevano alcuno strumento di produzione nè di lavoro: cacciavano e raccoglievano "a piacere", si potrebbe dire, e mettevano il tutto in condivisione tra loro.

La loro prodigalité era totale: consumavano tutto subito, senza calcolo economico, senza razionare le risorse.

Il "cacciatore-raccoglitore" non ha nulla dell' Homo Oeconomicus d'invenzione borghese; non varca mai il limite delle energie umane, delle risorse naturali e delle possibilità economiche effettive.
Dorme abbondantemente, confida nella ricchezza delle risorse naturali, mentre il nostro sistema é contraddistinto dal désespoir di fronte all'insufficienza dei mezzi umani, da una angoscia radicale e catastrofica che é l'effetto profondo dell'economia di mercato e della concorrenza generalizzata.

L' imprevidenza e la prodigalità collettive, caratteristiche delle società primitive, sono il segno dell'abbondanza reale.

A noi, non rimangono che i segni, che l'illusione dell'abbondanza.



Da Jean Baudrillard, La société de consommation, 1970.