martedì 14 aprile 2009

Progresso, crescita e abbondanza.


Sono le nostre società industriali e productivistes, contrariamente a certe società primitive, ad essere dominate dalla "rarità", dall'ossessione per la rarità caratteristica dell'economia di mercato.

Più si produce, più si accentua l'allontanamento irrimediabile dal termine finale, ossia l'abbondanza - definita come l'equilibrio della produzione umana e delle finalità umane.

Dato che in una société de croissance ad essere soddisfatti sono i bisogni stessi dell'ordine di produzione, sempre maggiormente soddisfatti a misura della crescita/aumento della produttività, e NON invece i bisogni dell'uomo, sulla misconoscenza dei quali si basa al contrario tutto il sistema, risulta chiaro che l'abbondanza regredisce indefinitamente.


Erano invece i popoli dei "cacciatori-raccoglitori" ( ossìa le tribù nomadi primitive ) a conoscere la vera abbondanza malgrado la loro "povertà" assoluta.
I primitivi non possedevano nulla in proprio, non erano ossessionati dai loro oggetti, che gettavano a seconda delle necessità, per potersi meglio spostare di volta in volta, seguendo i ritmi del tempo, il mutare delle stagioni e le migrazioni della cacciagione.

Non conoscevano alcuno strumento di produzione nè di lavoro: cacciavano e raccoglievano "a piacere", si potrebbe dire, e mettevano il tutto in condivisione tra loro.

La loro prodigalité era totale: consumavano tutto subito, senza calcolo economico, senza razionare le risorse.

Il "cacciatore-raccoglitore" non ha nulla dell' Homo Oeconomicus d'invenzione borghese; non varca mai il limite delle energie umane, delle risorse naturali e delle possibilità economiche effettive.
Dorme abbondantemente, confida nella ricchezza delle risorse naturali, mentre il nostro sistema é contraddistinto dal désespoir di fronte all'insufficienza dei mezzi umani, da una angoscia radicale e catastrofica che é l'effetto profondo dell'economia di mercato e della concorrenza generalizzata.

L' imprevidenza e la prodigalità collettive, caratteristiche delle società primitive, sono il segno dell'abbondanza reale.

A noi, non rimangono che i segni, che l'illusione dell'abbondanza.



Da Jean Baudrillard, La société de consommation, 1970.

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