giovedì 19 marzo 2009

Il coitus interruptus della raison libérale


Il Papa impugna la ragione per affermare nello spazio pubblico europeo e mondiale il contenuto e il significato della fede cristiana, una fede che assume alcuni principi liberali del tempo moderno senza sottomettersi alla sua deriva nullista.
Benedetto XVI ha avuto la sapienza di impugnare la ragione occidentale, ovvero il deposito laico del migliore illuminismo cristiano, nel momento in cui il postmodernismo banale delegittima la nozione di verità ed esorcizza la realtà anteponendole una falsa coscienza del soggetto, un'ideologi settaria e, al fondo, estremamente intollerante.

Un Papa che, scandalo e follia per il pansessualismo del neopaganesimo contemporaneo, crede nell'educazione, nella sobrietà dei costumi, in una sessualità umana orientata alla costruzione di significati vitali e non alla distruzione dell'amore nella caricatura del piacere, in una "sessualità-genitalità" spregiudicata e avalutativa.

Il preservativo è solo il viatico della promiscuità sessuale di massa alla quale risale la responsabilità del contagio.

Un dato recentemente ufficializzato dalla BBC: a Washington D.C. il tasso di infezione da HIV è pari a quello dell'Uganda (il 3% della popolazione sopra i 12 anni).

Insomma, se il Papa non va "all'Uganda", l'Uganda è già a Washington.


Pensieri tratti da un editoriale de "Il Foglio", 19 Marzo 2009, a firma di G. Ferrara.

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